lunedì 28 maggio 2007

Il sinistro delle Torri Gemelle: sei anni dopo.






Allianz Global Risks, Travelers Companies, Zurich American, Swiss Re, Employers Insurance, Industrial Risk Insurers and Royal Indemnity.
Sono queste le compagnie di assicurazioni coinvolte nella pratica di risarcimento relativa al sinistro, o sarebbe meglio dire sinistri, determinato dall'attacco terroristico alle torri gemelle di New York, del 11 settembre 2001.
Sono trascorsi quasi sei anni da quella data, rimasta indelebilmente impressa nella memoria di tutto il pianeta.
Ogni assicuratore ha visto realizzarsi una eventualità che era ampiamente disegnata e contenuta negli scenari di danno possibile, catalogabile, clausolata e assicurabile come "terrorismo" da quasi quarant'anni nei contratti di assicurazione di tutto il mondo. Nessuno però avrebbe potuto ragionevolmente immaginare questa modalità e dinamica di realizzazione e soprattutto il tremendo sacrificio di vite umane che ne derivò.
Nel ricordare come se fosse oggi quel giorno, e quelle immagini viste in diretta dal mio ufficio di allora, provo ancora la stessa sensazione di sgomento e impotenza che ogni essere umano prova quando assiste a catastrofi e dolore verso i quali non può intervenire, e tutto diventa ancor più tremendo quando a fare tutto questo sono altri uomini, che antepongono le proprie ideologie al rispetto degli altri, senza distinzione per chi non è responsabile di alcunchè, se non di essere in quel posto e in quel momento, che altri hanno deciso fosse l'ultimo della vita.
Chi ha visto "ground zero" non può non aver colto come anche in questa circostanza non esista memoria più forte del vuoto, del "adesso non c'è più", nell'essere capace di sottolineare quello che è stato distrutto. Personalmente avrei proprio lasciato i segni che vediamo oggi come distintivi della storia.

Ma in assicurazioni non ci sono emozioni, come forse è giusto che sia, ma clausole da rispettare e eventualmente interpretare, e somme da liquidare.

Ho voluto citare nei post che precedono le diverse testate giornalistiche che hanno dato, con modi e toni diversi, risalto alla notizia dell'avvenuto accordo, che chiude anni di diatribe e spese legali, nate soprattutto sulle diverse interpretazioni di sinistro applicabili.Sostanzialmente il disaccordo di partenza divergeva sul fatto che si trattasse di un singolo sinistro oppure di due, quanti sono stati gli attacchi. Differenze non di sofisma interpretativo, bensì sostanziato da applicazioni separate o cumulate di franchigie e limiti di risarcimento.

Ma come sempre dove le clausole non esprimono autonomia contrattuale propria e univoca intervengono gli antagonismi legali e le necessarie mediazioni.
I termini dell'intesa prevedono che le sette compagnie trascinate in tribunale da Silverstein, proprietario degli immobili, versino una ulteriore somma di 2,1 miliardi di dollari, portando il totale dei risarcimenti a 4,5 miliardi di dollari, dei quali le compagnie hanno finora provveduto a corrispondere circa il 50%. Una cifra che è a sua volta grossomodo la metà di quanto servirà per ricostruire sull'area distrutta.

Naturalmente stiamo parlando dei risarcimenti per i danni materiali e non degli indennizzi alle vittime.

E' stato quindi possibile, attraverso gli accordi raggiunti, evitare che danaro pubblico fosse necessario per finanziare la ricostruzione di quello che era considerato uno dei templi e simboli della finanza mondiale e che nel suo essere nuovo e diverso non potrà non essere considerato come un sacrario dei sogni e presunzioni degli uomini, ammonendo per sempre gli altri, quelli che verranno dopo di noi, che non esistono limiti per i malvagi e protezioni sufficienti e programmabili per i cosiddetti "buoni".

Almeno in questa occasione le assicurazioni hanno anche assolto a quel necessario protagonismo sociale al quale ogni attività economica dovrebbe essere chiamata a partecipare.

giovedì 24 maggio 2007

La Repubblica.it » News

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Let Ground Zero Rebuilding Begin: Spitzer Brokers Settlement with 7 Insurers

Let Ground Zero Rebuilding Begin: Spitzer Brokers Settlement with 7 Insurers

CUNEO FISCALE: ABI E ANIA APPREZZANO IL PROVVEDIMENTO DEL GOVERNO



Non stanno perdendo tempo le due organizzazioni imprenditoriali che da tempo hanno avviato l’attivazione di una serie di sinergie politico-organizzative, con l’obiettivo di arrivare entro un anno alla creazione di una Federazione tra le due associazioni, alla luce del sempre crescente grado di integrazione tra il comparto bancario e quello assicurativo.



Ne ricordiamo i presupposti:
"È previsto l’avvio di un processo di consultazione reciproca che, nel rispetto della sfera di intervento di ciascuna Associazione, consenta di definire preventivamente strategie condivise e linee d’azione unitarie su temi di comune interesse nonchè l’attivazione di opportune forme di interazione e di collaborazione tra gli organi di governance e le strutture operative.
A tale scopo le due Associazioni si sono impegnate ad invitare in via permanente i Presidenti alle riunioni dei rispettivi comitati esecutivi.
Inoltre saranno organizzati incontri periodici con la partecipazione dei Presidenti e dei Direttori Generali, al fine di definire le linee necessarie a realizzare i collegamenti tra gli uffici sui temi di comune interesse.
Il piano d’azione per i servizi finanziari, l’evoluzione degli assetti di vigilanza a livello nazionale ed europeo, la better regulation, il mercato del lavoro e le relazioni con le organizzazioni sindacali, sono le principali questioni sulle quali ABI e ANIA avvieranno la collaborazione.
ABI e ANIA, insieme, si propongono di avviare una più stretta collaborazione con le altre Associazioni imprenditoriali per trattare congiuntamente i temi di interesse comune al mondo delle imprese. "

Non sfugge il comune apprezzamento verso provvedimenti che favoriscano in prospettiva la estensione anche al settore assicurativo e bancario del meccanismo dei benefici della cassa integrazione, anche se da tempo le banche godono e utilizzano fondi di solidarietà per sostenere eventuali iniziative di esuberi di personale.
I processi di aggregazione del settore prospettano inevitabilmente le conseguenze dei confini ormai impercettibili delle due attività, poichè chi assicura vuole la banca e chi raccoglie denaro vuole vendere polizze, rendendo circolare il comparto in una unica definizione di "clienti" ai quali bisogna vendere tutto.


In altre occasioni ho osservato come questa concezione "generalista e complementare" ampli gli orizzonti di profitto, ma esiga contemporaneamente "contrazioni importanti di costi e benefici significativi di sinergie utilizzabili": sono queste infatti le immancabili premesse di ogni annuncio di fusione.
Senza cadere nel facile qualunquismo della demagogia, quando condanna la corsa dei consumi e del "grande necessario", continuo ad osservare che inspiegabilmente si attribuisce al ruolo delle competenze personali delle cosiddette risorse umane un ruolo di eccedenza sacrificabile.
Affermo questo perchè ritengo che si pensi di sostituire alla competenza l'efficacia di sistemi informatici, applicati a procedure che interagiscono con i clienti su modelli precostituiti, e non adattati a specifiche esigenze .
Si crea una sorta di mercato di offerta sordo e a domanda contrastante: in altre parole viene il legittimo dubbio che si stia sostituendo la manipolazione al marketing, che bisogni latenti non siano individuati ma imposti, che territorio e interpretazioni socio economiche vadano a senso unico, forti di un orientamento strategico uni direzionale, che come tutti i sensi obbligati non lascia alcun spazio a confronti costruttivi.
Si legittimano queste scelte con la necessità di crescita stabile e costanza di rapporto con la propria clientela?
Sono i profitti gli unici pilastri di una economia sostenibile?
E' questo il criterio che anche attraverso le liberalizzazioni dovrebbe consentire a clienti, intermediari e operatori tutti, crescita professionale adeguata e ampiezza di scelte?
Oppure è un ulteriore modo per frammentare il mercato del lavoro attraverso lo sminuzzamento delle conoscenze e generalizzare una segmentazione professionale verso il precariato diffuso?
Non si riesce ancora a capire se tutto questo che si osserva è fragorosamente casuale o perversamente disegnato.
Sarà ancora una volta il tempo a confermare o smentire la opportunità di queste scelte, a condizione che tutti, nel rispetto della dignità dei propri ruoli, osservino e reagiscano se necessario.







Hintergründe - Wirtschaft - FAZ.NET - Wiederaufbau kann beginnen: Allianz einigt sich im Streit um World Trade Center

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New York: Streit um Twin Towers beigelegt - Hoffnung auf schnellen Neubau - Wirtschaft - SPIEGEL ONLINE - Nachrichten

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World Trade Center Rebuilding Gets A Boost as Insurers Settle Claims - WSJ.com

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Ground Zero development assured after $2bn pact on insurance-Business-Industry Sectors-Construction & Property-TimesOnline

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Insurers Agree to Pay Billions at Ground Zero - New York Times

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lunedì 21 maggio 2007

ASSICURAZIONI.Le liberalizzazioni nel settore assicurativo: appunti e riflessioni


Quarta parte

Cavalcare l’utopia: come gestire il cambiamento.

Gli agenti di assicurazione sono giunti finalmente ad ottenere quello che in tutte le occasioni di incontro e scontro con le proprie mandanti è stato per anni oggetto di coloriti antagonismi dialettici: la possibilità di un rapporto in regime di plurimandato, non alternativo ma obbligatorio, accompagnata dalla possibilità di risoluzione annuale di polizze poliennali.

E’ stato difficile per anni, anzi impossibile, e ora tutto diventa normale, e nell’esserlo corre il rischio di sottovalutazione.

Sicuramente non viene sottovalutata la soddisfazione per il risultato raggiunto, tanto più perchè rappresenta la conseguenza di un provvedimento istituzionale, che ha colto in questo tipo di indirizzo normativo lo strumento per qualificare l’intero settore assicurativo.

L’intero comparto infatti diventa il soggetto al quale sono stati riattribuiti i contorni e la sostanza di settore economicamente trainante.
Il suo forte impatto sociale, concentrico con le necessità di sviluppo e tutela del cittadino consumatore, rende obbligatoria la possibilità di scelte di acquisto consapevoli e realmente affidate alla libera concorrenza.

Ognuno avrà la possibilità di verificare nel concreto se alle ambizioni dichiarate faranno seguito i comportamenti conseguentemente necessari.

Quando nel corso di trattative, tra parti che spesso si configurano come controparti, si fanno concessioni importanti, non per semplice sottomissione, ma per scelta tattica, si dice in un gergo diffuso che “si sottraggono all’altro gli alibi precedenti”.

E’ un modo di spiazzare l’altro, per verificare se, posto nella condizione di poter disporre di strumenti ricorrentemente rivendicati, abbia la capacità di farne buon uso senza “farsi male”.

In questo caso questa situazione non nasce dalle tecniche di trattativa che in tanti abbiamo imparato, ma esplode autonomamente, quasi malgrado le rispettive volontà.

Gli agenti devono dalla loro aver ben presente che cambia il modo di fare intermediazione, o meglio può cambiare se si vogliono esercitare sino in fondo le opzioni che dalla norma in poi sono disponibili.

Le provvigioni.


Sarà improbabile poter contare ancora su provvigioni precontate a fronte di contratti poliennali annualmente rescindibili, ma il cosiddetto preconto ha sostenuto, nel suo ammontare prevalente, il finanziamento delle strutture di vendita agenziali.
Come si potrà essere diversamente attraenti con produttori, subagenti e segnalatori con i quali, a detta di molti il rapporto di esclusiva con l’agente sarà ancora possibile?
Converrà pensare a richieste, alle compagnie, di commissioni di mantenimento del portafoglio, così come si fa nel settore del risparmio gestito?

Abbiamo realizzato che quasi certamente nemmeno i cosiddetti rappel saranno più ammissibili perché, trovandoci in regime di plurimandato, potrebbero essere considerati influenti per la scelta di una compagnia, e non garanti di efficace professionalità al servizio del cittadino, così come succede con i broker?

Potremo continuare a chiedere e pensare di ottenere contributi organizzativi alle compagnie?
Oppure arredamenti, attrezzature e locali in uso gratuito o agevolato?

Non sfugge a nessuno l’importanza della attenzione che si deve continuare a rivolgere all’informatica agenziale, dalla quale dipende qualità di servizio e migliore controllo dei costi.
Potrà essere ancora fornita dalle compagnie o dovrà essere indipendente?

Come si modificheranno le indennità di fine mandato?

Non sono domande a risposta immediata, ma argomenti che certamente saranno oggetto di confronto attento e obbligato.


Pluralità di mandati

Nel ribadire che il plurimandato è o sarà una facoltà di fatto esercitabile, anche se contrattualmente obbligatoria da parte delle compagnie, gli agenti devono realizzare rapidamente come cambieràil modo di fare intermediazione.

Vorrei invitare tutti a riflettere sul fatto che poter contare su un plurimandato non significa semplicemente poter scegliere di volta in volta il prodotto più adatto per il proprio cliente.

Questa discrezionalità è possibile dopo aver scelto le compagnie da rappresentare: infatti l’agente, anche se plurimandatario, è e sarà pur sempre il mandatario della compagnia e non del cliente, altrimenti confonderemmo l’agente con il broker.

L’agente ha notoriamente caratteristiche diverse, tipiche del mandato di rappresentanza della compagnia, prima tra le quali la emissione dei contratti.

Questo significa ancora che la scelta di continuare a operare solamente con la attuale compagnia, oppure di intraprendere nuovi rapporti, presuppone una attenta valutazione preliminare, fondata sulla conoscenza della propria clientela o delle nuove strategie commerciali che si vogliono attuare.

La forza contrattuale che ogni agente potrà esercitare su più mandanti è, come sempre è successo, rapportata alla capacità di alimentare appropriatamente ogni singolo mandato: se l’agente ha ora la possibilità di cambiare con minori difficoltà marchio lo stesso dicasi per le compagnie, tutto diventa più fluido e dinamico, ma non casuale!

Anche se molti sono ancora convinti del contrario la attività consulenziale del nuovo e unico agente plurimandatario si eserciterà prevalentemente su tre famiglie di prodotti danni, la polizza auto, abitazione, e quella dedicata alle PMI.

Sono prodotti per i quali l’impostazione multirischio, per ostacolarne la confrontabilità, e la immodificabilità contrattuale, per inibire improprie personalizzazioni di clausole e prestazioni, sono caratteristiche generalizzate, che rendono l’agente un venditore evoluto e capace di accompagnare la scelta del cliente verso un prodotto, e non verso una soluzione realmente su misura.

La consapevolezza dell’essere venditori è certamente il primo esercizio di esorcizzazione di una figura agenziale che non è certamente, per questa caratteristica necessaria, sminuita.

Fare tutto quanto questo consapevolmente e con il medesimo successo attuale richiede maggiore tempo e risorse, da dedicare alla documentazione della offerta alternativa e della concorrenza, a discapito delle altre attività.

E allora tornerà di attualità ripensare a un modello di agenzia allargato, scelto e non, come sino a oggi, subito dalle stesse compagnie, per ricavare risparmi di costi attraverso sinergie praticabili.

Tutto questo significa ancora dare nuova importanza alla cultura delle competenze, che superi il regime formativo obbligatorio previsto dal Regolamento degli Intermediari, per accrescere in ragione di una altrettanto nuova visione di impresa la capacità di protagonismo della figura agenziale.

Le attenzioni

Bisogna tenere conto di vari fattori che concorrono a formare nuovi scenari nel settore, quali:


  • Le accentuate concentrazioni dei gruppi assicurativi, che paradossalmente riducono contemporaneamente il numero dei concorrenti e quindi anche delle disponibilità di rappresentanza.


  • Il maggiore livello di informazione dei clienti, grazie anche alle attuali tecnologie, che qualificherà la crescita della domanda.

  • La potenzialità distributiva ancora inespressa da parte delle banche, progressivamente concentrate a loro volta, e per questo capaci di impatti territoriali e di marketing più coesi e aggressivi. Ne consegue la vitale necessità degli agenti di definire compiutamente il proprio ruolo, per rendere distinguibili verso i clienti i diversi profili di prestazioni.

  • La nuova possibilità di migrazione contrattuale dei clienti, fattore del quale ognuno può essere vittima o artefice, ma che certamente indica nuovi indicatori di concorrenzialità.

    Significa prendere atto della necessità del cambiamento, per il quale esistono sicuramente opportunità di assistenza esterna, per progettare modelli e metodologie che gli agenti realizzeranno con attente pianificazioni.

    Ma se la mobilità rappresenta sempre un vantaggio, bisogna fare in modo che la apparente insicurezza che ne deriva diventi a sua volta occasione dinamica di rinnovamento.

    Se le incertezze si trasformeranno in occasioni per nuovi stimoli professionali e imprenditoriali, solo allora saremo veramente capaci di cavalcare una utopia possibile.

venerdì 11 maggio 2007

ASSICURAZIONI Le liberalizzazioni nel settore assicurativo: appunti e riflessioni


Terza parte.


Sul versante delle Compagnie

La necessità di un radicale cambio culturale nell’esprimere nuove competitività investe in misura particolarmente accentuata le compagnie di assicurazione.
La prevista indisponibilità di una rete di distribuzione in esclusiva e l’abbattimento di un portafoglio polizze rami danni non auto da durate poliennali ad annuali imporrà criteri di politica commerciale e tecnica fondamentalmente diversi dal passato.

Le compagnie dovranno necessariamente abbandonare atteggiamenti di antagonismo repressivo generalizzato dei propri uffici sinistri e forse l'istituto dell'indennizzo diretto sarà in questo senso di notevole impatto.

Cadute le reti di protezione dell’esclusiva agenziale e della poliannualità contrattuale il settore esce dalla anomalia di mercato precedente, per fare a sua volta l’ingresso in una arena che tutti gli altri settori merceologici frequentano da sempre.

Non esistendo più il volano precedente, che dava maggior respiro alle iniziative di mantenimento del cliente e a una politica di marketing molto lontana da quella alla quale sono state sempre costrette le aziende produttrici di beni di largo consumo e, recentemente, di raccolta di risparmio gestito, bisognerà costruire nuovi comportamenti, personali e strategici.

Significa avere la capacità di favorire il cambiamento, intenzione ripetuta a dismisura nelle dichiarazioni di nuovi programmi e descrizioni di nuovi scenari, ma di difficile realizzazione pratica.

Capovolgere quindi il taglio rapportuale con gli intermediari per essere capaci di comprendere la necessità di considerarli clienti, e non in un qualche modo parasubordinati come nel passato, non sarà un lavoro da poco per i manager delle compagnie.

Finiranno i tempi delle ispezioni amministrative punitive preliminari a revoche strumentali di mandati agenziali.

Dovrà quindi cessare quel rapporto verticalizzato di cui in altra occasione ho fatto cenno definendolo elemento caratterizzante dell'approccio con la propria rete distributiva.

Per dipendenti allenati ad essere censori delle deviazioni, in quanto custodi di rigide regole tariffarie e normative, diventare rapidamente commerciali nel rispettivo modo di porgere contenuti tecnici, continuando a rispettarne la profittabilità, sarà un impegno prolungato e denso di momenti di resistenza.

Immaginare la necessità di programmi formativi adeguati e continui, la adozione di indicatori efficienti, l’inserimento di risorse provenienti da altri settori e quindi con spiccata familiarità verso la customer satisfaction, l’impiego di piattaforme informatiche per l’assistenza anche virtuale dei contatti, non significa disegnare un futuro praticabile, bensì progettare un percorso obbligatorio al quale non ci si può sottrarre.

Alla necessità di essere capaci di costruire attraenza per mantenere e incrementare il numero dei punti vendita, offrendo stabilità competitiva agli intermediari si sommerà lo sforzo verso gli assicurati.

La precarietà del rapporto contrattuale con i clienti, i quali nominalmente potrebbero migrare verso la concorrenza a cadenza annuale, dovrà suggerire iniziative commerciali, tecniche, ma soprattutto di servizio come l’assicurato italiano non ha mai visto prima.

E tutto questo senza lesinare sforzi, per confermare appunto ogni giorno la qualità del servizio fornito, dandone percezione definita con tutti gli strumenti possibili (servizio sinistri qualificato, condizioni di polizza chiare e appropriate nei contenuti, mezzi di pagamento evoluti e tanto altro ancora).

La idea promotrice che ispira tutte le fusioni e aggregazioni, bancarie e assicurative,oltre ai risparmi dei costi che ne possono derivare è la possibilità di rapporto globale con il cliente.
Vendere strumenti per la gestione del risparmio a chi era solamente assicurato e vendere assicurazioni a coloro che il risparmio già lo affidavano alla banca.

Per gli assicuratori che già da tempo tendono a questo tipo di rapporto totale e globalizzante con il proprio cliente l’aver goduto di una base di riferimento contrattuale assicurativa poliennale costituiva un innegabile vantaggio in termini di fidelizzazione obbligata, ma forse questo tipo di rapporto non si poteva definire “equilibrato” come avrebbe dovuto essere.

Esistono poi i risvolti molto più tecnici e specifici sui quali si intensificano i dibattiti all’interno e all’esterno delle direzioni delle compagnie.

Si pensa sicuramente agli investimenti fatti per organizzare i territori in regime di “marca unica e esclusiva”. Si parlerà di contributi di sostegno erogati, in erogazione e di come giustificarli nel futuro.

Altrettanto dicasi per le super provvigioni, rappel, concesse agli agenti e che forse non saranno più ammissibili.

Si parlerà del recupero degli storni provvigionali da parte degli intermediari per contratti di durata prolungata, a fronte delle quali sino a oggi vengono corrisposte provvigioni anticipate, che invece si ridurranno per effetto della liberalizzazione.

Si parlerà delle procedure informatiche che dovranno essere flessibilizzate per attrarre o mantenere le collaborazioni esistenti o future, oppure per essere orientate verso standard di struttura maggiormente compatibile con una rete indipendente.

Si ripenseranno i parametri di valutazione delle compagnie stesse, poiché contratti annuali e reti non in esclusiva influenzano non poco i valori delle società.

Si ripenseranno le strategie di comunicazione e pubblicitarie impegnando maggiori risorse.

Si penseranno piani di riduzioni di costi che potrebbero coinvolgere livelli occupazionali in conseguente misura.

Saranno impatti ragionati o emotivi? Li seguiremo con attenzione.


Continua…

mercoledì 9 maggio 2007

Allianz - IT.Ristrutturazione: imperativo categorico...altrimenti!




Il sito di Allianz è una delle tante tappe della cronologia quotidiana delle esplorazioni web, che contribuiscono alla mia necessaria informazione nel settore assicurativo.
E' un sito ben fatto, semplice, lineare, con tutte le notizie aggiornate del gruppo tedesco.

Mi è capitato recentemente di leggere la pagina alla quale il link fa riferimento, e nella quale si descrive la creazione di una nuova struttura, battezzata ASIC (Allianz Shared Infrastructure Services), che a partire da luglio 2007 provvederà ad integrare nel suo interno tutte le attività IT al servizio delle 15 presenze del gruppo dell'Europa occidentale.

La nuova entità si propone di raggiungere la messa a regime entro i prossimi tre anni così come viene indicato dalla premessa che riporto:


omissis...
Over the next three years, the IT infrastructure entities of Allianz local subsidiaries throughout Western Europe will be integrated step-by-step into ASIC (Allianz Shared Infrastructure Services) which starts operations on July 1, 2007. With this, Allianz aims to further improve service quality, as well as IT security.


omissis...


Il progetto ha naturalmente la prevedibile logica di razionalizzazione delle attività all'interno del gruppo anche e soprattutto in conseguenza delle fusioni già perfezionate, come nel caso dell'Italia, e di quelle ancora in via di definizione come quella francese.


Si tratta di tradizionali operazioni di "omogeneizzazione e normalizzazione", che dalla unificazione societaria procedono con la omologazione del brand, al quale destinare come già in atto una campagna pubblicitaria globale che definisca la nuova e unica identità.




Probabilmente saranno già attivi vari "cantieri" europei, come in atto nel nostro paese per la integrazione nazionale, dai quali usciranno prodotti e procedure ragionevolmente unificate, per conferire alla nuova società europea quel carattere di "sovrannazionalità" che cancellando il passato si proietta verso un futuro più profittevole.


Sarà lo stesso mercato a decretare il successo e la validità di queste come di altre operazioni di integrazione: la globalizzazione non ammette ritardi e debolezze nei volumi, pena la esistenza stessa delle aziende coinvolte.




Nessuna retorica in queste annotazioni, ma solamente un invito, anche in questo caso, a porre la migliore attenzione possibile al fattore umano, che continua a stare dietro a davanti a ogni nuovo progetto.


Ogni processo di integrazione per essere giustificabile deve presupporre ovviamente risparmi e benefici, tutti orientati verso le nuove sinergie ottenibili.


Un ruolo importante è sempre rappresentato dai costi del personale, i cui tagli sono la tentazione più immediata, ma al contempo la più sommessamente preannunciata e rimandata.


Allianz non fa perchè non può fare eccezione.


Delle riduzioni di dipendenti in Germania si è già parlato, scritto, negoziato e rinviato.
Degli altri paesi non ancora.
Nessuno ha il diritto di stupirsi, "si tratta di organizzare i più efficienti strumenti di negoziazione per rassegnarsi al meglio", direbbe qualcuno.
Ma è comunque innegabile che bisogna tentare di ridurre i danni al minimo, per non sgretolare la coesione dei dipendenti nel sostenere o accompagnare la integrazione.
Senza eccessive resistenze e con l'entusiasmo di chi riesce a sopravvivere, a scapito dei colleghi sacrificati.
Grande e impegnativo lavoro quindi per coloro i quali si occupano della gestione delle risorse e della garanzia di un buon clima aziendale.
Ma sembrerebbe che nel progetto di cui sto scrivendo questa attenzione si stata rivolta altrove!
Basta leggere un altro brano della notizia riportata dal sito Allianz.

omissis...


What does the consolidation of IT infrastructure mean for employees in these areas?


In the new constellation, our attractiveness as IT employer will improve further. We will offer broad development-, qualification- and exchange-programs throughout Europe. For example, we plan to establish a second, technical, career track and a certified IT seminar program covering specific technologies that match the requirements of our staff. We will also be able to offer more international functions and career opportunities than ever before. However, if and how our employees will benefit from this depends on the individual willingness to adapt. We would prefer to recruit members from the local subsidiaries for functions that will be centralized in certain locations and this requires employees’ willingness to relocate.



There will also be options for staff that is not willing or able to relocate: the implementation period will take three years, which is ample time to find a new job in case one’s previous function is discontinued. In the European IT market, the demand for staff currently exceeds the supply. Therefore, we will also set up an employee retention program during the change process. As you can see, even though we will reduce a limited number of jobs, layoffs are not the focus of our activities.



omissis...

L'imperativo categorico che riafferma la necessità di disponibilità al cambiamento, di luogo e di mansioni, suona più come minaccia che come promessa motivante.

In una epoca come quella attuale, che vede proprio grazie alla evoluzione tecnologica dell'IT l'abbattimento delle barriere di luoghi e di tempo tipici del passato operativo, si comprende con difficoltà la necessità assoluta di declinare ruoli e nuove sedi di lavoro come fattore necessario.

Anche se si tenta di rendere vantaggioso l'avvertimento "o con il nuovo progetto o fuori dal progetto", dire ai dipendenti che comunque il mercato del settore informatico ha grandi livelli di domanda e che quindi chi non accetterà le nuove attribuzioni avrà a sua disposizione tre anni, che sono quelli previsti per la completa implementazione del piano, per ricollocarsi sul mercato alternativo, non sembra un riuscito esercizio di sottile diplomazia rapportuale.

In tutto questo bisogna inoltre tenere nella dovuta considerazione che i tempi dei mercati, lavoro o aziende, si sono enormemente accorciati, poichè i piani, le opportunità, gli scenari tutti mutano con una imprevedibile intempestività!

Naturalmente quanto ho rilevato sarà sicuramente il risultato di un momentaneo allentamento di attenzione verso una comunicazione di nicchia inopportuna, e riguarda Allianz perchè di mestiere parlo e scrivo di assicurazioni.

Ma il recupero dell'effetto di affermazioni scollegate dal disegno principale è sempre una fatica non prevista e noiosa, e che purtroppo non ne muta la sostanza.

Ampi firmamenti di simili contraddizioni appartengono al popoloso mondo delle fusioni e aggregazioni...o sarebbe meglio definirle disaggregazioni?



martedì 8 maggio 2007

ASSICURAZIONI Le liberalizzazioni nel settore assicurativo: appunti e riflessioni


Seconda parte.

Il mercato sino a oggi.


Chi scrive sostiene da sempre che è fondamentalmente diverso il taglio rapportuale dei dipendenti delle compagnie con la propria rete distributiva, a seconda che sia composta da intermediari mono o plurimandatari.


Nel primo caso si tratta indubbiamente di un rapporto nel quale il quotidiano esercizio di potere della compagnia mandante, non certamente dichiarato ma inevitabilmente praticato, propone una verticalizzazione delle decisioni e dei provvedimenti, tipica di chi sa di poter contare su un sistema di distribuzione in esclusiva, con conseguenze sanzionatorie previste dal contratto di agenzia se l’esclusiva non viene costantemente rispettata.


Da un lato, quello della compagnia, quindi la certezza che l’agente non può avere alternative di marchio e di prodotto e dall’altro l’insicurezza di chi sa di poter perdere il mandato e addirittura il proprio ufficio, perché spesso di proprietà o locato direttamente dalla compagnia, se qualsiasi dei fatti lavorativi quotidiani si connoti come inquadrabile in una previsione del mandato capace di offrire spiragli di legittimità di revoca.

Un rapporto asimmetrico se pensiamo a due interlocutori imprenditori, come formalmente si tratta, nel quale uno solo decide e l’altro riceve, accetta, subisce e poco reagisce.
Un rapporto tra l’altro poco votato a dialoghi costruttivi, ma essenzialmente improntato a rivendicazioni e resistenze, sindacalizzazione e antagonismi.


Ma in realtà chi non è spesso trattato da imprenditore, pur rischiando economicamente poiché remunerato a provvigioni, si accomoda volentieri in questa asimmetria, perché tutto sommato è sufficientemente protettiva, rassicurante nel garantire un riferimento di marchio, una struttura amministrativa, sinistri e commerciale che non richiede forte carica innovativa all’agente, ma prevalentemente adempienza, correttezza e lealtà obbligatoria.
Perché inoltre è spesso detentore di un portafoglio di premi in buona parte di durata poliennale, e quindi a rischio basso di scalfitture concorrenziali.


Tutto questo la compagnia lo sa e lo usa, come si fa in qualsiasi rapporto di affari, nel quale le parti si prendono reciprocamente le misure e vi si adeguano.


Agenti e compagnie hanno in comune una caratteristica che viene quasi sempre ignorata, e rappresentata dal rispettivo motivo di ingresso nel mondo delle assicurazioni: la casualità!


Infatti nella prevalente maggioranza i dipendenti delle compagnie e gli agenti hanno incontrato strada facendo il mondo delle polizze, senza averlo desiderato e studiato nelle età nelle quali si immaginano le scelte future e ci si confronta con le proprie attitudini e i propri progetti.

Tutto questo per spiegare meglio che questi due mondi sono stati sino a ieri poco allenati alla concorrenza, intesa come risultato di spinte competitive, nelle quali innovazione di prodotto e di sistema possono determinare le differenze.


La precedente significativa iniziativa di liberalizzazione risale allo svincolo dalla tariffazione unica delle polizze di responsabilità civile autoveicoli, datata 1994, dopo quasi un quarto di secolo di tariffe pubblicamente amministrate.


Bisogna risalire alla fine degli anni novanta per vedere nell’ANIA, la Associazione Nazionale delle Imprese di Assicurazione, la fine della precedente funzione di cancelleria di tariffe e condizioni di polizza nei rami danni non auto, e incoraggiare le compagnie a crearsi autonomi modelli tariffari e normativi, per dare al termine concorrenza un senso diverso dalle schermaglie di facciata precedenti.


Questo è lo scenario di partenza dal quale iniziare i rinnovamenti necessari, che si impongono ad ognuno degli attori coinvolti, per confermare reciprocamente quella solidarietà professionale che senza indossare ulteriormente una divisa corporativa declini ai migliori livelli competenza, professionalità e attitudine al cambiamento.


I prerequisiti in termini di azioni e comportamenti, finalizzati al mantenimento delle convenienze economiche attuali, dovranno necessariamente tenere conto di nuovi canoni e strumenti ai quali l’attuale mercato dei consumatori è ormai abituato.


Trasparenza, competitività e rispetto delle regole sono impegni irrinunciabili che non ammettono trasformismi: ma che sicuramente presuppongono nuove opportunità, vedremo come.


Continua…

domenica 6 maggio 2007

ASSICURAZIONI. Le liberalizzazioni nel settore assicurativo: appunti e riflessioni


Cominciamo a parlarne...
Prima parte


Sono due i cardini della cosiddetta rivoluzione assicurativa conseguenti all’entrata in vigore del decreto sulle liberalizzazioni:

Il primo riguarda la introduzione del divieto di adottare clausole contrattuali di distribuzione esclusiva di polizze relative a tutti i rami danni.

Il secondo prevede che l’assicurato abbia la facoltà di recedere annualmente dal contratto, anche se lo stesso sia di durata poliennale, senza oneri e con preavviso di sessanta giorni. La nuova norma prende effetto dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto, ma per i contratti in vigore antecedentemente la facoltà di cui al primo periodo può essere esercitata a condizione che il contratto stesso sia stato in vita per almeno tre anni.

Sono due provvedimenti che nella loro asettica sintesi sono ancora una volta indirizzati alla tutela del consumatore, per garantirgli, oltre che nell’auto, la possibilità di scelte informate, nell’ottica di un acquisto consapevole e con il beneficio di gestire a proprio vantaggio ogni tensione concorrenziale delle singole compagnie.

Cominciamo con il dire, però, che la volontà di salvaguardia degli interessi dell’assicurato attraverso la precedente introduzione del divieto di monomandato nel rapporto distributivo compagnie e agenti di assicurazione per il ramo r.c.auto rappresenta una opportunità teorica, difficilmente realizzabile sul piano pratico.

Il panorama dell’offerta assicurativa nel settore auto è oggi fortunatamente ampio, articolato con offerte delle compagnie tradizionali, rappresentate da agenti, per arrivare alle compagnie di vendita telefonica e web.

La caratteristica comune però è quella di una fisiologica difficoltà da parte dell’assicurato nell’autocostruirsi una matrice organica di confronto tra le varie proposte disponibili, proprio perché in un mercato sufficientemente liberalizzato come il nostro la diversità delle prestazioni contrattuali nasce proprio dalle intenzioni delle compagnie di contrastare il confronto, scoraggiandolo nella individuazione della qualità delle garanzie e relegandolo nell’angolo del “migliore è quello che costa meno”.

L’approfondimento di questo aspetto ci porterebbe a partire da lontano, per sottolineare la ridotta percezione di qualità da parte del cliente, che appiattisce gli elementi distintivi dell’offerta, anche se sono molti coloro che vedono nell’introduzione dell’indennizzo diretto una via per invertire questa tendenza.

Restando nel tema attuale c’è invece da chiedersi come possa il singolo agente, anche se svincolato dall’obbligo del monomandato, essere in grado di offrire al proprio cliente un panorama sufficientemente ampio delle alternative disponibili, ma anche su questo ritorneremo.

E non a caso il decreto citato prevede che il Ministero dello sviluppo economico renda disponibile un servizio informativo che, sulla base dei dati forniti dalle compagnie di assicurazione, permetta al consumatore la consultazione dell’offerta su di un sito web che lo stesso ministero appronterà, evidentemente per sopperire ad una limitazione oggettiva di simili prestazioni consultive da parte degli agenti.

Ma vediamo appunto di osservare meglio il versante dei nuovi comportamenti che gli agenti si trovano a dover rapidamente porre in atto e sui quali riflettere.

Il plurimandato è stato una aspirazione costantemente reiterata nella dialettica imprese di assicurazioni e reti distributive.

E’ stata da sempre considerata la formula rapportale risolutiva delle fisiologiche limitazioni assuntive di tutte le compagnie. Il modo migliore per ribadire che il proprio portafoglio deve essere costituito dai clienti e non solamente dai premi dagli stessi generati.

La formula negli anni ripetuta “non perdo premi se non perdo il cliente, potendo piazzare altrove rischi non assumibili dalla mia compagnia” è certamente la negazione del monomandato e in questo senso il decreto da, come si dice, una grossa mano.

Ma se il presupposto della buona fede dell’affermazione è obbligatorio, c’è da chiedersi come mai pochi agenti in esclusiva abbiamo migrato verso il plurimandato, tipologia contrattuale da sempre o quasi praticabile.

La risposta ovvia è che il numero delle compagnie disponibili per il plurimandato era ridotto e che non includeva certamente le maggiori.

Altra alternativa era ed è quella della conversione del proprio ruolo in quello di broker: ma anche in questo caso gli approcci sono stati numericamente timidi.

Ora, tutto in un tratto, il monomandato non più imponibile e i contratti poliennali di fatto aboliti pongono tutti di fronte a nuove libertà, ma soprattutto a impegnativi e necessari cambiamenti, su ogni fronte: intermediari e compagnie.


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