lunedì 30 luglio 2007

ISVAP-Ancora ritardi per il Contributo di vigilanza: corri Intermediario, corri!



Ecco la risposta al mercato data dall'ISVAP sull'argomento del mio ultimo post.


Ma non sarebbe stato più normale ammettere disguidi della GERIT e del suo sito, possibili data la numerosità dei soggetti e i termini ristretti per l'adempimento, e concedere una quanto mai opportuna proroga, anzichè laconici spiragli di tolleranza preventiva per tutti?

E' quantomeno singolare annunciare nella prima comunicazione fatta dall'Istituto che " ...gli avvisi di pagamento saranno postalizzati da Gerit s.p.a. entro la metà del corrente mese... " e poi successivamente affermare che solamente "...dal 17 luglio sono in trasmissione da parte della concessionaria Gerit gli avvisi di pagamento concernenti il contributo di vigilanza dovuto entro il 31 luglio...".

E' ingiustificabile che sia venuta completamente a mancare una banale, ma non meno necessaria, preventiva pianificazione e raccordo tra l'ISVAP e la Concessionaria. Le conseguenze della possibile conseguente inadempienza da parte di molti potrebbe comportare una accidentale e odiosa cancellazione dal RUI!

Ma perchè ancora una volta si è scelta la strada della intimidazione su un argomento di così facile gestione complicandolo con intimazioni repressive e irritanti? E' comunque curioso osservare come ogni organizzata associazione di intermediari, SNA, AIBA e Unapass, si sia affannata a rivendicare la paternità di questo comunicato, facendolo figlio delle proprie istanze.
A ognuno il suo.

giovedì 19 luglio 2007

CONTRIBUTO DI VIGILANZA A CARICO DEGLI INTERMEDIARI PER IL 2007




Spesso il nostro è il Paese delle occasioni perdute. A tutti gli intermediari assicurativi è giunta la notizia della determinazione dell'ammontare del contributo di vigilanza dovuto per il 2007.
Tutto secondo quanto stabilito dal Regolamento degli Intermediari tranne che i tempi entro i quali l'importo deve essere corrisposto, e cioè il 31 luglio prossimo.
In altra occasione ho sottolineato la vocazione balneare di chi regolamenta in quanto a assicurazioni, imponendo termini, che in un paese come il nostro e come tanti altri, vede in questa parte dell'anno gran parte delle persone attive dedicarsi a qualche forse meritato periodo di riposo.
Ma come si fa a imporre un termine così stretto per il pagamento senza indicare tempestivamente e preventivamente nemmeno il più banale degli strumenti italiani come il conto corrente postale!
Il sito dell'ISVAP rimanda al sito della GERIT, sul quale, nel caso di mancato recapito del MAV al domicilio dell'intermediario dovrebbero essere dettagliati i modi alternativi di pagamento: chi ha fatto l'esperienza di seguire queste in dicazioni ha potuto verificare che l'ISVAP viene, forse suo malgrado, smentita perchè non esiste nulla a riguardo.
E se il MAV non arriva? E se le Poste non funzionano? E se la lettera viene smarrita? E senza il MAV e il suo rispettivo numero di riferimento ogni altra modalità di pagamento, home banking compreso, non sarà praticabile. E se qualcuno, come chi scrive, parte domani per una settimana e al suo ritorno non trova il MAV?
Telefonata di questa mattina al numero verde della GERIT per chiedere aiuto: senza nemmeno dover esordire premettendo che l'informazione riguardava il contributo in questione, segno che la mia era una delle innumerevoli telefonate analoghe che stanno invadendo i loro centralini, mi è stato confermato che i MAV sono stati spediti per Raccomandata, il che complica ancor più la vita a chi sarà per qualsiasi motivo semplicemente assente dal domicilio indicato all'atto della iscrizione al RUI, e che le ultime spedizioni sono state fatte ieri l'altro.
Comunque volendo avrei potuto pagare immediatamente telefonicamente con addebito su carta di credito a un costo di 3 euro e qualche centesimo. Il che significa che l'incidenza su un contributo di €60,00 come nel mio e in altri migliaia di casi supera il 5%.
Credo che imporre questi tempi di fatto inesistenti a chi, se inadempiente, corre il rischio di vedere avviata la procedura di cancellazione dal RUI sia una clamorosa manifestazione di leggerezza e ignoranza stagionale.
Che sia il colpo di coda di un sistema che rivendica e rimpiange passati poteri poco importa: certamente è la negazione della trasparenza e ulteriore prova di mancato rispetto verso gli intermediari tutti, malgrado siano più regolamentati e formati di prima.
Ma probabilmente bisognerà pensare seriamente di indirizzare a altri settori un adeguato programma di formazione al rispetto e al buon senso comune!

martedì 17 luglio 2007

Assemblea ANIA 2007: le altre opinioni.


Scorrendo la rassegna delle news riportate dal sito ufficiale dello SNA leggo solamente oggi questa riflessione, tratta da Italia Oggi, e segnalata dallo stesso SNA nella sua rassegna stampa del 12 luglio scorso.
Ancora una volta, quando buon senso e obiettività fanno leva comune, anche punti di osservazione e di interesse diversi naturalmente convergono.

lunedì 16 luglio 2007

ANIA-Assemblea 2007-C'era una volta domani.




Non si può certamente mancare al tradizionale appuntamento della Assemblea Annuale dell’ANIA. Anche quest’anno quindi il numero dei partecipanti ha confermato l’interesse che la manifestazione riveste per tutti coloro i quali, a diverso titolo, appartengono o frequentano il settore delle assicurazioni.
Come sempre chi nel corso dell’anno si incontra e scontra sul terreno quotidiano della concorrenza accantona per l’occasione le piccole e grandi rivalità, per mostrare al contrario una grande amicalità, rituale distintivo del partecipare per vedere, e farsi a sua volta vedere dagli altri.

Ma questa edizione 2007 aveva dentro di sé altre aspettative, motivate dalle recenti liberalizzazioni che hanno toccato profondamente il settore e che ne influenzeranno certamente i comportamenti futuri.

Non è il caso di entrare nel merito dettagliato dei contenuti della relazione del Presidente Cerchiai, disponibile sul sito della associazione
http://www.ania.it/documenti/relaz_presidente/Relazione2007.pdf,
puntuale nella analisi di quanto è stato caratteristico dell’anno passato e inevitabilmente altrettanto puntuale nello stigmatizzare il mancato coinvolgimento preventivo nella stesura dei provvedimenti Bersani e non solo.

Ricordo solamente che nella relazione presidenziale si è fatto naturalmente cenno alla innovazione del plurimandato danni, affermando che

“… è immediato intuire i maggiori costi che, con il divieto di esclusiva, le
imprese dovranno affrontare per fidelizzare le proprie reti di vendita, vale a
dire semplicemente per restare competitive nel collocamento dei prodotti…”



E aggiungendo ancora

“…Il nuovo quadro normativo comporta rilevanti ripercussioni sull’ambito delle
relazioni industriali con i sindacati degli agenti. Potrebbero risultare
inevitabili profonde rivisitazioni dei modelli di contrattazione applicabili. È
in ogni caso nostro auspicio, è anzi nostra precisa intenzione operare affinché
le relazioni industriali con i sindacati degli agenti rimangano improntate a un
ampio spirito di collaborazione…”



Continua a sembrarmi inopportuno far derivare dal plurimandato solamente conseguenze economicamente dannose per il consumatore, ripetendo, anche per voce dell’amministratore delegato della prima compagnia italiana, che per essere attraenti con una rete non fidelizzata dal monomandato obbligatorio si devono pagare commissioni più alte, e quindi sostenere costi maggiori da ribaltare sulle tariffe.

Ostinarsi a considerare gli intermediari quali mercanti di provvigioni significa continuare a descriverli, agli occhi dei reciproci clienti, incapaci di considerare invece attraente, e quindi motivo di scelta professionalmente condivisibile, una migliore qualità di servizio, prestazioni, chiarezza e completezza contrattuale.


Non mi sembra altrettanto interessante riprendere gli argomenti della cosiddetta tavola rotonda, cedimento poco opportuno alla ormai inflazionata moda del “parliamone tra di noi”, nel corso della quale, malgrado la presenza e partecipazione dell’amministratore delegato delle Generali, si è discusso con giornalistica genericità di come sono e saranno le assicurazioni e gli assicuratori futuri.
Era forse il caso di ricordarsi che i linguaggi da studio televisivo non possono essere convenientemente impiegati davanti a una platea di addetti ai lavori, che al contrario ne avrebbe voluto fare tranquillamente a meno nella attesa di spunti di maggiore spessore.

Come non ricordare l’intervento di un appassionato ministro Bersani, che ha difeso i suoi provvedimenti, invitando ognuno a individuare gli elementi positivi delle sue iniziative “assicurative”.

La “contendibilità del cliente” mi sembra un argomento da soppesare con cura, senza relegarlo in una apparente ovvietà concettuale.
Un cliente conteso è un consumatore che beneficia dei protagonisti stessi della contesa.
Sarà solo lui quindi a contendersi il meglio ragionevole, ragionevole nelle perdurante garanzia di prestazione, agendo non da preda ma da attore, in un mercato libero da vincoli e ordinato nelle regole di salvaguardia.

Non è questa la atmosfera che si percepiva prima e dopo la manifestazione.
Quasi si volesse esorcizzare con la sottovalutazione il cambiamento che si prospetta nel nostro futuro prossimo venturo.
Quasi che la prospettiva di cambiare possa mettere a nudo limitate capacità imprenditoriali e di rinnovamento.
Ma ricordiamoci che se l’esorcismo risultasse efficace avremmo perso in tanti una grande occasione.
Perchè affrontare e governare l' innovazione vuol dire smentire chi della presunta conservazione di diritti e salvaguardie corporative fa oggetto di facile critica verso tutto il mondo assicurativo.
Per tutti, il rispetto delle tradizioni e delle proprie origini imprenditoriali non significhi la celebrazione di inutili richiami al passato quale unico modello da perseguire.
Ognuno si concentri sulle cose pratiche da fare, sugli effetti misurabili e auspicabili di un confronto di mercato capace di ripudiare le cattive abitudini di tutti, consumatori compresi.
Non inizia solamente la corsa per essere primi nelle novità, ma soprattutto la gara per rivendicare con autorevolezza la nuova dimensione del proprio ruolo, di intermediari e compagnie.
La nuova visione imprenditoriale di ognuna delle due parti deve tener conto degli altrettanto nuovi rapporti all'interno del triangolo Imprese-Intermediari-Consumatori, nel quale il potere unicamente contrattuale del passato viene sostituito da rinnovata capacità negoziale, con la quale continuare a declinare sviluppo e rispetto dei risultati.

lunedì 2 luglio 2007

Giannini-ISVAP:"Le tariffe RCAuto sono inaccettabili, STOP al rinnovo tacito"


La cosa che più mi infastidisce è sentirmi dire "io l'avevo detto!" e naturalmente tento, spesso con fatica, di non pormi mai in questa antipatica condizione.

Ma questa volta non ce la faccio a resistere.


Eravamo nell'anno 1994, anno della liberalizzazione delle tariffe RC Auto nel nostro Paese.
Luogo: Milano, sede dell'ANIA in Piazza S.Babila.
Occasione: commissione RC Auto.
Argomento: discussione di ore per valutare , nell'ambito
della revisione delle condizioni di assicurazione delle nuove polizze
auto, la possibilità di forme di comunicazione alternative
all'invio della raccomandata per notificare all'assicurato il nuovo
premio di rinnovo.

Ci si chiedeva se si potesse sostituire alla raccomandata,costosa per
importo e carico gestionale, una comunicazione "Postel".


Chi scrive presenziava all'incontro, in rappresentanza della
compagnia svizzera di assicurazioni della quale rivestiva l'incarico di
responsabile tecnico.

La mia fresca nomina, e la assoluta mancanza di soggezione verso colleghi certamente più blasonati e autorevoli, mi portò a proporre una soluzione ispirata da pratico buonsenso e migliore impatto commerciale verso il cliente ( ma chi era il cliente all'epoca? ).


"Perchè, senza arrovellarci con estenuanti questioni di efficacia di forma della comunicazione, non diamo una sostanziale e innovativa sterzata di sostanza al rapporto con i nostri clienti, introducendo nelle condizioni generali di polizza la clausola di non tacito rinnovo ?

L'assicurato sarà così libero di scegliere allo scadere di ogni rinnovo contrattuale la compagnia che saprà meritarsi il suo gradimento, come succede in altri Paesi evoluti.Le compagnie, oltre a essere in questo modo sollecitate a mantenere costanti livelli di qualità del proprio servizio, risolverebbero al meglio e in maniera più accattivante il finto problema della
comunicazione delle nuove condizioni di premio nel rispetto dell'anticipo sulla data di scadenza."

Ricordo come se fosse ora il silenzio imbarazzato di chi aveva ascoltato la mia irriverenza contrattuale.Poi, qualcuno più blasonato appunto e maggiormente indulgente verso il novizio quale io ero all'epoca, mi fece notare, con il tono paternalistico di chi sa perdonare l'avventatezza e contemporaneamente indicare la giusta direzione, che con il mio suggerimento le compagnie con portafogli ben più importanti di quello che io rappresentavo si sarebbero trovate a forte rischio di contrazione e perdita di volumi consistenti di premi. E la mia proposta non venne naturalmente accolta.


Ritrovare, a distanza di tredici anni, la mia idea ripresa con tanta autorevolezza, e enfatizzata anche dal sito dell'ANIA, non inorgoglisce la mia insignificante primogenitura, ma al contrario sottolinea la perdurante distanza tra le esigenze dei consumatori e le paure delle compagnie.

Non mi inserisco in una troppo facile polemica aperta da chi vorrebbe l'istituto autore di controlli e interventi efficaci al posto di interviste demagogiche.

Sottolineo invece che sono tredici anni di occasioni mancate, per costruire, o ancor meglio, ricostruire una credibilità compromessa per decenni dalle compagnie, con puntuale meticolosità degna di miglior causa.


Quando riusciranno, banche e assicurazioni, a comprendere che la competizione e trasparenza sono salutari per ogni mercato e ne favoriscono lo sviluppo?







Dal Corriere della Sera, ancora su Mario Greco: una ricostruzione attendibile.




2 luglio 2007

Carriere
Vittima illustre del matrimonio tra i colossi del credito Intesa e Sanpaolo-Imi, si consolerà (per ora) con la ricca buonuscitaMario Greco, il doppio stop di un ex ragazzo prodigio
Dopo Ras e Eurizon, dove andrà il manager? C’è chi lo vede in Italease...

Sliding doors , porte scorrevoli. Come nella metropolitana. Un attimo di ritardo e sei fuori. Il treno parte e tu resti lì, sul marciapiede, a guardare quelli che vanno. E poco conta che il tuo biglietto sia valido anche per la prossima corsa.
Chissà se ci ha mai pensato in questi ultimi due anni e mezzo Mario Greco, l’uomo giusto al posto sbagliato, il manager più cool nel glaciale mondo delle assicurazioni e della finanza. Uno predestinato. O quasi. Una volta, quando lavorava ancora in Corso Italia, a Milano, nella sede della Ras, qualcuno gli sussurrò in un orecchio: un giorno tutto questo sarà tuo… Lui ci credette, d’altronde, chi poteva negarlo? Mario Greco era allora lanciatissimo.
Napoletano senza pizza né mandolino, abituato ad essere il primo della classe, tanto da entrare in McKinsey, aveva trasformato la polverosa Riunione Adriatica di Sicurtà nella moderna e aggressiva Ras, una macchina da soldi anche per un gruppo, come la tedesca Allianz, abituato a far cassa… Anni d’oro, pur in un mercato dominato da Generali. La dinamicità del management, la lontananza dell’azionista tedesco, gli ottimi risultati, diedero alla Ras all’inizio degli anni Duemila un senso di forza e di indipendenza che veniva legittimato dai riscontri del mercato.Già, indipendenza. Anche se Monaco di Baviera, dove Allianz ha sede, dista meno di cinque ore di auto... L’euforia montava e alla vigilia del Natale del 2004, Mario Greco arrivò a scrivere una lettera ai più stretti collaboratori.
In buona sostanza, il senso era questo: proud to be Ras, orgogliosi di essere la Ras, la positiva anomalia italiana in un grande gruppo tedesco. Una Ras che, forte dei risultati che stava ottenendo, avrebbe mantenuto la propria autonomia anche rispetto a un azionista importante e ingombrante.Passarono pochi mesi. Arrivò la primavera del 2005.
L’azionista si fece sentire. A Greco, all’ottimo Greco, Monaco di Baviera preferì Enrico Tomaso Cucchiani, uno che fino a quel punto si divideva tra un posto nel board centrale e la guida, da Trieste, del Lloyd Adriatico, una macchina capace di fare ancor più soldi della Ras…Cucchiani venne nominato responsabile delle attività del Sud Europa e in particolare dell’Italia. Lasciò Trieste e si trasferì a Milano, incrociando un Greco furioso che usciva dalla porta. Cucchiani si insediò al piano alto, lasciando al vice di Greco, Paolo Vagnone, la guida di Ras. Avrebbe resistito, Vagnone, per un paio d’anni, fino alla scorsa settimana, quando alla compagnia assicurativa avrebbe preferito l’americana Fortress, uno dei big mondiali dei fondi immobiliari, degli hedge e di private equity, quotato a Wall Street. Per Greco invece, poche settimane dopo l’uscita da Ras — era l’aprile del 2005 — si aprirono le immense praterie del risparmio gestito.
Venne chiamato alla guida di Aip, Assicurazioni Internazionali di Previdenza, un colosso che raggruppava tutte le attività assicurative del gruppo Sanpaolo-Imi.A Torino impone il suo passo, l’ambizione guida i suoi primi mesi sotto la Mole e dopo un anno Aip è già piccola: alle attività presenti inizialmente si unisce Banca Fideuram, che ha al suo interno la più capillare rete di promotori finanziari d’Italia.
Nasce Eurizon, un gruppo che — si dice subito — verrà presto quotato in Borsa. Greco cavalca la nuova creatura con l’obiettivo di arrivare a piazza Affari. Ma quando il più sembra fatto ecco che — anche qui — l’azionista di riferimento mette le freccia: il Sanpaolo-Imi sposa Banca Intesa. Eurizon all’improvviso diventa un problema.Non bastano i 192,5 miliardi amministrati o un patrimonio da 2,5 miliardi, anche in questo caso la creatura di Greco confligge con gli interessi degli azionisti. Quando Antoine Bernheim, presidente di Generali (socio di Intesa-Sanpaolo al 5 per cento e partner assicurativo di Intesa Vita, la joint venture paritetica tra Intesa-Sanpaolo e Alleanza del gruppo Generali), dichiara che «per noi Eurizon è un problema», si capisce che per Greco è finita.
Fuori lui e il fidato Massimo Arrighi, che l’aveva accompagnato da Ras.È la fine dello scorso maggio. Lui, milanista convinto, ha appena finito di festeggiare la vittoria in Champions League ad Atene quando capisce che tutto sta cambiando ancora una volta. Ne ha la certezza la sera in cui l’Armani Jeans, altra sua grande passione, perde in casa gara-3 delle semifinali di basket contro la Virtus Bologna. Lui è lì, in prima fila al Datchforum, con la moglie, a pochi metri da Giorgio Armani, incredulo del risultato e di quello che sta accadendo alla sua carriera.Pochi giorni dopo, uno stringato comunicato di Intesa-Sanpaolo spiega che il matrimonio tra gli sportelli di Milano e Torino ha comportato il dietro front sul progetto originario di collocamento in Borsa, in quanto «ha aumentato in maniera significativa il potenziale di crescita di tutti i segmenti del risparmio gestito».
Meno diplomaticamente c’è chi sussurra che il progetto Eurizon sia stato messo in discussione dall’amministratore delegato di Intesa-Sanpaolo, Corrado Passera, convinto che il nuovo progetto di sviluppo per Eurizon — che esclude la Borsa — permetterà di raggiungere obiettivi maggiori rispetto a quelli originariamente previsti dal piano d’impresa 2007-09.Oggi, a 48 anni, l’ex enfant prodige Mario Greco è disoccupato. Sta sul marciapiede della metropolitana in attesa del prossimo treno. Qualcuno dice che salirà su quello di Banca Italease. Di certo ha un ricco conto in banca — a Torino si sussurra che una clausola del contratto che lo legava al gruppo San Paolo prevedesse un bonus plurimilionario in caso di mancata quotazione di Eurizon, si parla di 30 milioni di euro — ma non ha un lavoro.
La prossima volta, l’ha promesso, starà lontano dalle porte scorrevoli delle metropolitane e molto molto attento agli azionisti di riferimento.