venerdì 21 settembre 2007

Allianz: va a Mario Cuccia il coordinamento delle tre compagnie.


Ecco un altro esempio di rapida trasformazione organizzativa . Avviata la fusione societaria tra le compagnie italiane del gruppo Allianz si procede attraverso le linee di ristrutturazione che sono normalmente adottate all'interno di questi processi. Fondere più compagnie non è nè semplice e nè breve. Assemblare le componenti migliori di ognuna per ottenere una nuova realtà, necessariamente più forte, efficiente e efficace di quelle che l'hanno preceduta, significa rispettare la ragione principale che ha certamente ispirato il progetto di integrazione.

La attuale evoluzione dei mercati, quello assicurativo compreso, ha disegnato nuovi confini internazionali che costituiscono la matrice vera della comune realtà globalizzata. Bisogna "crescere per crescere" e lo si ottiene o attraverso nuove acquisizioni o realizzando, come nel caso dell'ex gruppo RAS in Italia, una incorporazione definitiva di tutte le realtà operanti nel medesimo business. La lungimiranza del gruppo di Monaco aveva già gettato solide premesse per dare il via al nuovo piano. Tutti gli osservatori davano per scontata questa evoluzione, malgrado le rituali e prolungate smentite degli interessati.

Fatta la fusione restava da risolvere il problema della salvaguardia dei marchi societari precedenti, con le loro origini, storie e peculiarità. Ma da tempo ormai molte erano le risorse a fattor comune che provvedevano a snellire attività e procedure altrettanto comuni. Non restava altro che ancorare ogni marchio al nuovo logo globale, per ottenere, come è già successo e sta succedendo nel mondo Allianz, quella identità globale riconoscibile e promuovibile come unico brand universale.

Mantenere marchi distinti durante questa fase preliminare dà a mio parere il senso del necessario traghettamento verso un firmamento unico, dei prodotti e della distribuzione. Annunciare e realizzare, come in tutti i gruppi multinazionali, "fabbriche di prodotto" uniche vuole dire pensare a prodotti altrettanto unificati, e quindi non competitivi tra di loro, appoggiandoli temporaneamente anche ai loghi precedenti, per rispettare la qualità e quantità delle rispettive agenzie .

Le fusioni si fanno per ottenere risparmi gestionali e organizzativi. La convenienza nasce e nascerà dall'alleggerimento delle funzioni multiple. I dipendenti dovranno diminuire, sperabilmente nei modi e tempi più elegantemente compatibili. Gli agenti potranno o dovranno percorrere rotte organizzative diverse, che permetteranno una migliore fruibilità dell'essere più grandi.

La unificazione della direzione commerciale rappresenta il primo passo necessario verso una omogeneizzazione inevitabile. La trasformazione sembrerà a tanti in contrasto con le precedenti abitudini e metodi, ma certamente offrirà nuove opportunità. Se un mercato cambia, i suoi protagonisti non possono rimanere negli scenari precedenti. Ognuno dei due versanti organizzativi della nuova compagnia, sia quello dei dipendenti che quello degli agenti, dovrà prepararsi per guadagnare una condizione tra le più difficili, che chi scrive ha definito in situazioni analoghe delle quali è stato testimone protagonista, come la conquista dell'abbandono, resa ancora più complicata dalle evoluzioni normative del nostro settore.


Saranno forse gli agenti a sopportare le sollecitazioni maggiori, da parte dei clienti e delle nuove espressioni strutturali della compagnia.

Il passato di ognuno non sarà nè migliore nè peggiore del futuro, sarà semplicemente diverso. E questa diversità imporrà un rigore selettivo nella qualità e nelle competenze, irrinunciabilmente necessario per continuare a essere ancora competitivi.

Buon cambiamento a tutti!