giovedì 24 maggio 2007

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Let Ground Zero Rebuilding Begin: Spitzer Brokers Settlement with 7 Insurers

Let Ground Zero Rebuilding Begin: Spitzer Brokers Settlement with 7 Insurers

CUNEO FISCALE: ABI E ANIA APPREZZANO IL PROVVEDIMENTO DEL GOVERNO



Non stanno perdendo tempo le due organizzazioni imprenditoriali che da tempo hanno avviato l’attivazione di una serie di sinergie politico-organizzative, con l’obiettivo di arrivare entro un anno alla creazione di una Federazione tra le due associazioni, alla luce del sempre crescente grado di integrazione tra il comparto bancario e quello assicurativo.



Ne ricordiamo i presupposti:
"È previsto l’avvio di un processo di consultazione reciproca che, nel rispetto della sfera di intervento di ciascuna Associazione, consenta di definire preventivamente strategie condivise e linee d’azione unitarie su temi di comune interesse nonchè l’attivazione di opportune forme di interazione e di collaborazione tra gli organi di governance e le strutture operative.
A tale scopo le due Associazioni si sono impegnate ad invitare in via permanente i Presidenti alle riunioni dei rispettivi comitati esecutivi.
Inoltre saranno organizzati incontri periodici con la partecipazione dei Presidenti e dei Direttori Generali, al fine di definire le linee necessarie a realizzare i collegamenti tra gli uffici sui temi di comune interesse.
Il piano d’azione per i servizi finanziari, l’evoluzione degli assetti di vigilanza a livello nazionale ed europeo, la better regulation, il mercato del lavoro e le relazioni con le organizzazioni sindacali, sono le principali questioni sulle quali ABI e ANIA avvieranno la collaborazione.
ABI e ANIA, insieme, si propongono di avviare una più stretta collaborazione con le altre Associazioni imprenditoriali per trattare congiuntamente i temi di interesse comune al mondo delle imprese. "

Non sfugge il comune apprezzamento verso provvedimenti che favoriscano in prospettiva la estensione anche al settore assicurativo e bancario del meccanismo dei benefici della cassa integrazione, anche se da tempo le banche godono e utilizzano fondi di solidarietà per sostenere eventuali iniziative di esuberi di personale.
I processi di aggregazione del settore prospettano inevitabilmente le conseguenze dei confini ormai impercettibili delle due attività, poichè chi assicura vuole la banca e chi raccoglie denaro vuole vendere polizze, rendendo circolare il comparto in una unica definizione di "clienti" ai quali bisogna vendere tutto.


In altre occasioni ho osservato come questa concezione "generalista e complementare" ampli gli orizzonti di profitto, ma esiga contemporaneamente "contrazioni importanti di costi e benefici significativi di sinergie utilizzabili": sono queste infatti le immancabili premesse di ogni annuncio di fusione.
Senza cadere nel facile qualunquismo della demagogia, quando condanna la corsa dei consumi e del "grande necessario", continuo ad osservare che inspiegabilmente si attribuisce al ruolo delle competenze personali delle cosiddette risorse umane un ruolo di eccedenza sacrificabile.
Affermo questo perchè ritengo che si pensi di sostituire alla competenza l'efficacia di sistemi informatici, applicati a procedure che interagiscono con i clienti su modelli precostituiti, e non adattati a specifiche esigenze .
Si crea una sorta di mercato di offerta sordo e a domanda contrastante: in altre parole viene il legittimo dubbio che si stia sostituendo la manipolazione al marketing, che bisogni latenti non siano individuati ma imposti, che territorio e interpretazioni socio economiche vadano a senso unico, forti di un orientamento strategico uni direzionale, che come tutti i sensi obbligati non lascia alcun spazio a confronti costruttivi.
Si legittimano queste scelte con la necessità di crescita stabile e costanza di rapporto con la propria clientela?
Sono i profitti gli unici pilastri di una economia sostenibile?
E' questo il criterio che anche attraverso le liberalizzazioni dovrebbe consentire a clienti, intermediari e operatori tutti, crescita professionale adeguata e ampiezza di scelte?
Oppure è un ulteriore modo per frammentare il mercato del lavoro attraverso lo sminuzzamento delle conoscenze e generalizzare una segmentazione professionale verso il precariato diffuso?
Non si riesce ancora a capire se tutto questo che si osserva è fragorosamente casuale o perversamente disegnato.
Sarà ancora una volta il tempo a confermare o smentire la opportunità di queste scelte, a condizione che tutti, nel rispetto della dignità dei propri ruoli, osservino e reagiscano se necessario.







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