lunedì 2 aprile 2007

Mamma ho perso il mio credito!

Pensiamo spesso che i fatti sgradevoli siano privilegio degli altri.
Succede così anche per le malattie, figuriamoci per i fatti comuni.
E' capitato anche a me: hanno clonato la mia carta di credito tentando di effettuare un paio di transazioni da un altro paese, la Thailandia, per un totale di circa 2.000 euro.

Fortunatamente la società emittente della mia carta ha posto in essere, come altre, un sistema gratuito di alert via sms che avvisa il titolare di ogni richiesta di autorizzazione inoltrata e quindi preliminare a ogni conseguente procedura di addebito.

E' inutile descrivere tutto l'iter necessario per provvedere al blocco immediato della carta.

Malgrado i Numeri Verdi che anche in questo caso provvedono a funzionare come ancora di salvezza, vera o presunta, ci si imbatte sempre con il solito ostacolo rappresentato dalla difficoltà di parlare con qualcuno al telefono.

In realtà tu parli, ma chi ti risponde è una voce sintetizzata, che ti guida all'interno dei rami dell'albero del menu che ogni sistema di risposta automatico ha ormai al suo interno.

E tu digiti e non parli, ma ascolti e digiti ancora per trovare la sottosezione del menu che, deduttivamente, ritieni essere più compatibile con la tua urgente necessità.Non importa si tratti del telefono che non ti funziona o della tassa dei rifiuti o del ritardato invio della rivista alla quale sei abbonato.


Tu stai con l'orecchio sull'auricolare e speri che qualcuno ti ascolti!
Ma sei tu, irrimediabilmente da solo, a sentire, come un naufrago nel mare dei tuoi problemi, la voce registrata alla quale non importa nulla di quello che ti sta capitando! A lei basta farsi sentire, ed è impassibile di fronte ai tuoi piccoli grandi drammi!

Finalmente ottieni il punteggio di pazienza e perseveranza che ti permette di parlare con un essere umano. Ma lui è una specie, suo malgrado, di risponditore automatico umanizzato.
Sta rispondendo non si sa bene da dove, sta in un call center che quasi sicuramente non è nella tua città, motivo per cui non puoi nemmeno tentare di umanizzare il rapporto parlando del tempo: lui di può ascoltare magari da Siracusa, dove c'è un sole da vacanza, mentre tu e il tuo problema state nella bassa padana con una nebbia tipo esportazione.

Ma alla fine tu risolvi il tuo problema e questo è quello che conta. Chi se ne importa del rapporto umano, tanto siamo abituati a farne a meno.

Ma torniamo alla carta clonata.

Qualcuno di estraneo, un tuo nemico sconosciuto si è impadronito del tuo magico codice, del tuo numero di carta o quant'altro, e ha tentato di derubarti usando la tecnica e la tecnologia.

Allora ti rendi conto che quel pezzetto di plastica, che è in realtà uno strumento di pagamento, è diventato in qualche modo la tua casa, che qualcuno ha tentato di forzare. E tu vivi questa violazione come chi ha patito un furto a casa vive l'odore dell'estraneo che si è appropriato della sua intimità e dei suoi beni.

E realizzi che malgrado adotti tutti gli accorgimenti che ti suggeriscono, quando prelievi contante da un Bancomat o compri un biglietto aereo su Internet, c'è sempre qualcun'altro che sa superare le tue barriere di protezione.
Esistono due diverse velocità del progresso tecnologico: quella del legittimo detentore e consumatore e quella che arriva un po' dopo, ma comunque arriva, di colui che usa il medesimo progresso per derubarti.

Proteggete Gente, proteggete...ma non era forse meglio il baratto?