mercoledì 20 giugno 2007

Mario Greco lascia: la storia si interrompe


Ho la fortuna di conoscere Mario Greco.
Sono stato assunto da lui nella sua precedente compagnia, la RAS.
Aver lavorato nella azienda nella quale era amministratore delegato mi ha dato la possibilità di essere testimone della sua capacità di manager oltre ogni ragionevole aspettativa.
Ho toccato con mano i cambiamenti e la innovazione che ha saputo esprimere in un settore dal quale non proveniva, e nel quale ha dimostrato che cambiare si può, non per il semplice gusto di farlo, ma per creare e aggiungere valori.
E' stato l'unico esempio che io conosca nel quale la provenienza dalla consulenza non ha distrutto il passato con visioni presuntuosamente critiche e fini a sè stesse.
Al contrario, ha valorizzato nei limiti del possibile le competenze ritrovate, per farle colloquiare e integrare con le nuove che ha successivamente introdotto.
E' diventato un assicuratore moderno, con visioni e progetti dichiarati e praticati, dimostrando qualità umane che raramente i numeri uno esprimono.
Comunicatore fuori dal comune ha la dote di trattare interlocutori di livelli diversi con gli stili più appropriati.
Ma la mia ammirazione e riconoscimento non devono essere interpretati come annotazione a margine di un epilogo. Desidero semplicemente osservare che anche uomini di grandi qualità si possono trovare ugualmente vittime di antagonismi prevaricatori.
Non possiedo informazioni dall'interno sulla vicenda Eurizon , ma conoscendo Mario Greco ho sempre ritenuto che il suo progetto avesse le premesse e i contenuti per essere un successo.
Il percorso si è interrotto evidentemente perchè l'idea di fusione con Banca Intesa non era nota o prevedibile quando Greco lasciò la RAS e a fusione annunciata era facile immaginare quello che sarebbe potuto succedere.
Poca importanza hanno i commenti da salotto circa eventuali ipotesi di bonus a fronte di una Ipo non perfezionata: considero normale che ognuno si cauteli al meglio nel momento di passaggi importanti, e non saranno certamente risvolti economici seppur rilevanti a trasformare in soddisfacente una conclusione che premiante non sembra proprio.
Promesse non mantenute e poli asimmetrici all'interno di poteri forti sembrano essere gli ingredienti poco originali di questa storia.
Queste sono le caratteristiche che la rendono uguale a tante altre, che a diversi livelli e latitudini dimostrano che non possono esistere privilegi di elezione quando in una competizione per un primato chi vince emargina inevitabilmente il perdente.
L'augurio che tutti i benpensanti dovrebbero farsi è che il nostro mercato non perda la possibilità di rivedere presto Mario Greco in una nuova e migliore opportunità.